Introduzione: perché la cooperazione afro-europea va ripensata

In occasione del Vertice 2025 tra Unione Africana e Unione Europea sul tema “Promuovere la pace e la prosperità attraverso un multilateralismo efficace”, la Bahá’í International Community ha pubblicato il documento “For the Well-being of All”, un contributo che invita a riflettere sulla necessità di ridefinire le basi della cooperazione intercontinentale. Questo momento di dialogo tra due grandi realtà regionali offre un’opportunità storica per interrogarsi sul significato di una partnership autentica e trasformativa.

Celebrando un quarto di secolo di relazioni istituzionali tra Africa ed Europa, ci troviamo davanti a una domanda semplice e urgente: come può la cooperazione afro-europea diventare davvero uno strumento di benessere condiviso e duraturo? Il documento della BIC non si limita a segnalare ciò che non ha funzionato: propone una visione costruttiva e inclusiva, centrata sul principio dell’unità del genere umano come fondamento pratico di ogni iniziativa internazionale.

Celebrando un quarto di secolo di relazioni istituzionali tra Africa ed Europa, ci troviamo davanti a una domanda semplice e urgente: come può la cooperazione afro-europea diventare davvero uno strumento di benessere condiviso e duraturo? Il documento della BIC non si limita a segnalare ciò che non ha funzionato: propone una visione costruttiva e inclusiva, centrata sul principio dell’unità del genere umano come fondamento pratico di ogni iniziativa internazionale. 

La cooperazione afro-europea, secondo questa prospettiva, non può più limitarsi a progetti a breve termine o ad accordi in cui uno dei partner detiene la voce dominante. Serve una trasformazione profonda che si radichi in una visione comune del progresso umano, in cui equità, consultazione e costruzione di capacità locali guidino ogni politica e intervento. Il seguente video è una video-sintesi automatizzata del documento, pensata per essere facilmente condivisa.

 

Contesto: cosa non ha funzionato e perché

Nel corso dei venticinque anni abbiamo visto sforzi lodevoli e risultati localizzati. Tuttavia, gli approcci tradizionali si sono spesso rivelati insufficienti per affrontare problemi che richiedono soluzioni sistemiche. Quando i rapporti sono segnati da squilibri di potere ereditati dal passato, ogni progetto rischia di essere episodico, fragile e incapace di generare trasformazione duratura.

Riconoscere questo non è un atto di autocritica sterile, ma il primo passo necessario per costruire una cooperazione afro-europea che sia effettivamente paritaria. L’obiettivo è semplice: sostituire la logica della competizione e dell’interesse di parte con una cultura del bene comune globale.

Il principio centrale: l’unità come fondamento pratico

Proponiamo di mettere l’unità del genere umano al centro della cooperazione afro-europea. Non si tratta di un ideale astratto, ma di una necessità pragmatica. Di fronte a crisi che non rispettano confini, il benessere di un continente è legato a quello degli altri. Solo riconoscendo questa interdipendenza possiamo costruire politiche efficaci e sostenibili.

Accettare l’unità significa ripensare chi prende decisioni, come vengono prese e con quale spirito. Significa passare da relazioni gerarchiche a partenariati caratterizzati da rispetto reciproco, ascolto e umiltà. In una collaborazione fondata sull’unità, i processi di consultazione diventano centrali: le scelte politiche devono incorporare le aspirazioni e la saggezza delle comunità direttamente interessate.

Quattro concetti chiave per una nuova cooperazione afro-europea: nuovo paradigma, unità, progresso ridefinito e percorsi pratici, con sfondo di mappe stilizzate e figure che si tengono per mano

I quattro pilastri proposti dalla Bahá’í International Community per una cooperazione trasformativa tra Africa ed Europa

Riconsiderare progresso e sviluppo

Se l’umanità è una, allora dobbiamo chiederci: come misuriamo il nostro progresso collettivo? La concezione dominante di progresso, basata esclusivamente sulla crescita materiale e sulla competizione, ha dimostrato i suoi limiti. Ha generato ricchezza per pochi e fragilità per molti, aggravando disuguaglianze e tensioni sociali.

Proponiamo di ridefinire il progresso come costruzione di capacità — intellettuali, morali e sociali. Una società matura non è semplicemente più ricca; è capace di usare la conoscenza per migliorare la vita di tutti i suoi membri. Lo sviluppo non è qualcosa che si impone dall’alto, ma un processo che nasce dal basso: le comunità devono essere protagoniste del proprio destino.

La vera misura del successo diventa quindi la capacità collettiva di agire, di prendere decisioni informate, di partecipare pienamente alla vita civile e di tradurre conoscenza in azione. Questo spostamento di paradigma valorizza competenze, leadership locale e iniziativa popolare come motori del cambiamento.

Tre proposte concrete per attuare una nuova cooperazione afro-europea

Per tradurre questi principi in pratiche operative, proponiamo tre linee d’azione concrete e sequenziali. Sono progettate per intervenire su tre livelli: valori fondanti, metodo e investimento a lungo termine nelle capacità locali.

  • Dichiarare formalmente il principio di unità: La cooperazione afro-europea deve avere un fondamento etico esplicito. Una dichiarazione condivisa che riconosca l’unità dell’umanità può orientare politiche e programmi, creando un quadro di riferimento comune e una bussola morale per decisioni future.
  • Rafforzare i processi di consultazione: Le politiche devono emergere da consultazioni reali e inclusive. Ciò significa creare canali affidabili dove aspirazioni locali, competenze scientifiche e sapere tradizionale possono incontrarsi. La conoscenza deve fluire dal villaggio al vertice e dal vertice al villaggio, in un processo continuo di apprendimento reciproco.
  • Investire nello sviluppo di capacità: Non basta erogare risorse. È necessario sostenere la crescita delle competenze scientifiche, morali e sociali che permettono alle comunità di governare il proprio sviluppo. Questo include formazione, accesso all’informazione, supporto alle istituzioni locali e programmi che promuovano partecipazione e responsabilità collettiva.
Grafica astratta con tre cerchi che rappresentano i principi bahá’í di unità, consultazione e sviluppo delle capacità

Un’immagine simbolica dei tre principi bahá’í essenziali per la crescita comunitaria: unità, consultazione e capacità

Perché queste proposte funzionano insieme

Queste tre linee non sono alternative ma complementari. Una dichiarazione di unità crea il contesto valoriale; la consultazione stabilisce il metodo; l’investimento nelle capacità assicura che il cambiamento sia sostenibile nel tempo. Applicate insieme, possono trasformare la cooperazione afro-europea da rapporto episodico a partnership rigenerativa e inclusiva.

Mettere in pratica la consultazione: strumenti e principi

Rafforzare la consultazione richiede metodi concreti. Propongo alcuni strumenti pratici che possiamo adottare subito:

  • Forum multilivello dove rappresentanti comunitari, scienziati, autorità locali e decisori politici si incontrano regolarmente.
  • Piattaforme di scambio di conoscenze che combinano dati scientifici, pratiche tradizionali e testimonianze locali, accessibili e gestite in modo partecipativo.
  • Processi di co-progettazione per programmi di sviluppo, in cui le comunità definiscono obiettivi, indicatori e modalità di valutazione.

Questi strumenti favoriscono una consultazione che non è solo simbolica, ma incisiva: le politiche generate così risultano più legittime, più efficaci e più resilienti ai cambiamenti imprevisti.

Il ruolo dell’umiltà e dell’apprendimento reciproco

Alla base di ogni trasformazione sostenibile sta un atteggiamento culturale: l’umiltà. Nessuna nazione o istituzione possiede tutte le risposte. Quando la cooperazione afro-europea si fonda sull’umiltà, si apre alla saggezza di ogni regione e riconosce che ogni contesto ha qualcosa di unico da offrire.

Imparare gli uni dagli altri significa rispettare tradizioni, valorizzare competenze locali e accettare che il progresso può assumere forme diverse. In questo senso, la cooperazione afro-europea diventa anche una scuola di civiltà: dove il rispetto reciproco e l’apertura portano a soluzioni creative e condivise.

Indicatori alternativi di successo

Per rendere operativa questa nuova concezione di progresso dobbiamo rivedere gli indicatori con cui valutiamo i progetti. Alcuni esempi pratici:

  • Misurare la qualità della partecipazione comunitaria nei processi decisionali, non solo il numero di partecipanti.
  • Valutare l’aumento delle capacità locali: competenze tecniche, capacità organizzative, gestione trasparente delle risorse.
  • Monitorare la sostenibilità sociale e ambientale delle iniziative, più che la sola crescita economica a breve termine.

Questi indicatori mettono in luce la trasformazione reale delle comunità: la loro capacità di governare, innovare e prosperare insieme.

Illustrazione di un albero colorato con figure umane che simboleggia lo sviluppo spirituale e comunitario delle capacità

Un albero stilizzato come metafora della crescita spirituale e dello sviluppo delle capacità nella visione bahá’í

Implicazioni politiche e operative

Adottare questa visione richiede cambiamenti concreti nelle politiche di finanziamento e cooperazione. Alcuni passi pratici includono:

  1. Rivedere i criteri di finanziamento per premiare progetti che dimostrino partecipazione locale e sviluppo di capacità.
  2. Incentivare partenariati tra centri di ricerca africani ed europei su base paritaria, con scambio di risorse e competenze.
  3. Creare meccanismi di valutazione indipendenti che includano rappresentanti delle comunità direttamente interessate.

Questi cambiamenti rendono la cooperazione afro-europea più giusta e più efficiente, perché allineano mezzi e fini in modo coerente con il principio dell’unità.

Un invito all’azione collettiva

Possiamo agire su più livelli: istituzionale, comunitario e personale. A livello istituzionale, chiediamo che la cooperazione afro-europea si dotI di strumenti che mettano al centro la consultazione e lo sviluppo di capacità. A livello comunitario, incentiviamo pratiche di autogoverno e iniziative che valorizzino il sapere locale. A livello personale, coltiviamo umiltà e apertura al dialogo.

Il cambiamento non avviene da un giorno all’altro, ma può iniziare ora con scelte concrete e ripetute. Ogni progetto che mette in pratica questi principi diventa un esempio che può essere replicato e migliorato altrove.

Conclusione: una visione che guarda al futuro

Immaginiamo una cooperazione afro-europea che non sia solo un insieme di accordi, ma una rete vivente di relazioni fondata sull’unità, sulla consultazione e sullo sviluppo di capacità. In questa prospettiva, il nostro compito non è soltanto costruire infrastrutture fisiche, ma liberare il potenziale umano che risiede in ogni persona e in ogni comunità.

La sfida è grande, ma lo è anche la risorsa che abbiamo a disposizione: la creatività, la saggezza e la volontà di milioni di persone. Se orientiamo le nostre politiche a sostenere queste risorse, la cooperazione afro-europea può diventare un modello globale di come affrontare insieme le sfide del nostro tempo.

In questo senso, è fondamentale estendere la riflessione anche ad altri ambiti essenziali per la vita collettiva, come quello della sicurezza alimentare. Un esempio significativo è l’impegno della Comunità Internazionale Bahá’í per promuovere sistemi alimentari equi e sostenibili alla luce del principio dell’unità dell’umanità. Se hai trovato utile questo articolo, ti invitiamo a proseguire la lettura approfondendo questo tema cruciale.

Campo coltivato simmetrico al tramonto che rappresenta lo sviluppo di sistemi alimentari sostenibili ispirati al principio bahá’í dell’unità

Agricoltura ordinata come simbolo di sistemi alimentari equi e sostenibili, guidati dall’unità spirituale

Nel contributo intitolato “Sviluppo di sistemi alimentari in luce del principio dell’unità”, si esplora come la visione dell’unità possa guidare la trasformazione del sistema alimentare globale, affrontando non solo l’insicurezza immediata, ma anche le cause strutturali che limitano il benessere collettivo. La dichiarazione, presentata alla 5ª Conferenza ministeriale per l’agricoltura tra UA e UE, propone azioni concrete basate su equità, sostenibilità e collaborazione tra continenti.

Solo costruendo ponti tra settori e regioni — e ponendo sempre al centro la dignità e l’unità del genere umano — possiamo creare modelli di sviluppo capaci di durare nel tempo e rispondere alle esigenze di tutti.