ASSEMBLEA SPIRITUALE NAZIONALE/LETTERA DEL 28 FEBBRAIO 2023
Mentre ci prepariamo al mese del digiuno, il primo del Piano novennale, possiamo cogliere questo periodo per una riflessione individuale e collettiva su come la comunità del Più Grande Nome in Italia stia lavorando per il conseguimento delle mete del Piano, consapevoli che il raggiungimento di queste mete è il modo migliore per alleviare le sofferenze di un’umanità sempre più disorientata e smarrita, il modo migliore per portare fiducia e speranza ai cuori delle persone, il modo migliore per realizzare la preghiera di Bahá’u’lláh e concedere che a ogni anima sia assegnato un posto entro i dominî della Sua corte e un seggio alla rivelazione degli splendori della luce del Suo sembiante.
Le mete stabilite dalle istituzioni regionali all’inizio del Piano novennale – sulla base delle capacità costruite e delle risorse a disposizione – prevedevano la crescita di alcune aree fino alla terza pietra miliare. Il rafforzamento di alcune aree di comprovata forza all’interno di ogni regione è un requisito fondamentale per «una rapida accelerazione del lavoro di espansione e consolidamento nelle aree circostanti».
Significato del mese del digiuno e del Piano novennale
Sull’Istituto serve un cambiamento di mentalità e di cultura: stabilire un’istituzione educativa da offrire al Paese, fondata sulla Parola sacra e sul Suo potere trasformatore.
Di conseguenza le istituzioni regionali hanno cercato di assicurare la crescita e il rafforzamento di queste aree, con la visione di dare il supporto necessario a tutte le aree della regione, consapevoli che la meta finale da conseguire entro Ridván 2046 è quella di stabilire programmi intensivi di crescita in tutte le aree.
Mete del Piano e il ruolo della comunità del Più Grande Nome in Italia
L’esperienza maturata nei Piani quinquennali precedenti ci può dire molto su quello che abbiamo imparato. Anche nel Piano quinquennale 2006-2011 avevamo la meta di raggiungere programmi intensivi di crescita, 14 in tutta Italia: in quel Piano abbiamo imparato riguardo la mobilitazione della comunità e un gran numero di credenti si è impegnato ad aprire attività fondamentali.
Nei Piani successivi abbiamo appreso che questa mobilitazione da sola non era sufficiente, era necessaria una maggiore comprensione del processo di costruzione di capacità in altre risorse, attraverso il processo dell’Istituto. Grazie alle lezioni apprese negli ultimi Piani quinquennali – sintetizzate nei messaggi e documenti della Casa Universale di Giustizia – siamo ora in una posizione favorevole per raggiungere le mete del Piano, attraverso un maggiore coinvolgimento della popolazione.
Lezioni apprese dai Piani quinquennali precedenti
Tra le lezioni più importanti apprese c’è la necessità di un cambiamento di mentalità e di cultura, riguardo a come guardiamo l’Istituto di formazione. La nostra visione deve essere quella di stabilire un’istituzione educativa da offrire al Paese, un’istituzione fondata sulla Parola sacra e sul Suo potere trasformatore, che appartiene alla popolazione e che utilizza un metodo in cui tutti possono accedere alla conoscenza e allo stesso tempo contribuire alla generazione di quella stessa conoscenza. Questa visione implica un cambiamento di approccio, in cui non vediamo noi stessi solo come promotori o iniziatori di attività ma siamo orientati a costruire capacità assieme a nuove persone.
La necessità di un cambiamento di mentalità e cultura nell’Istituto di formazione
Per fare questo è necessaria una conversazione inclusiva che accolga tutti e un invito costante per avere un flusso di nuove persone che entrano nell’Istituto ogni ciclo.
Nel suo messaggio del 12 dicembre 2011 la Casa Universale di Giustizia descrive la sequenza dei corsi come una strada che «invita alla partecipazione, indica nuovi orizzonti, richiede uno sforzo e un movimento, accoglie velocità e passi diversi, è strutturata e definita». «E, cosa importantissima, si percorre una strada in compagnia di altri». Alla luce di questa visione, le istituzioni regionali e nazionali si sono consultate durante questo fine settimana e hanno formulato una serie di mete e strategie per il rafforzamento dell’Istituto in tutto il Paese. L’Assemblea Spirituale Nazionale desidera condividere con la comunità queste mete e strategie, certa della maturità della compagine dei credenti in Italia e della sua capacità di lottare per il conseguimento di queste mete:
Mete e strategie per il rafforzamento dell’Istituto in Italia
- Stabilire 60 classi per bambini entro la Convenzione nazionale e 95 entro Ridván 2024.
- Stabilire 31 gruppi giovanissimi entro la Convenzione nazionale e 65 entro Ridván 2024.
- Raggiungere un flusso di 150 nuovi ingressi nella sequenza principale, vale a dire persone che concludono il libro 1, ad ogni semestre.
Sono mete ambiziose, ne siamo consapevoli, e allo stesso tempo alla portata della nostra comunità, mete a cui tutti possiamo contribuire, mete «per cui valga la pena lottare».
L’importanza del contributo di tutti per il successo del Piano
Per realizzare queste mete c’è bisogno del contributo di tutti, in particolare di alcune risorse che dedichino tempo per lo sviluppo dell’Istituto e assicurino che i centri di intense attività lavorino sempre di più come centri di formazione. Siamo consapevoli che per consentire l’impegno di queste risorse, così come per l’acquisizione di centri comunitari e per l’erogazione di formazioni intensive, sono necessarie risorse materiali. Siamo altresì consapevoli della generosità della comunità italiana che negli ultimi anni ha sostenuto questo sforzo attraverso un flusso ininterrotto di contribuzioni ai Fondi, un flusso che è aumentato sempre di più nella misura in cui è cresciuta la consapevolezza su ciò di cui c’era bisogno.
Invitare nuove persone nell’Istituto e il sostegno alle formazioni intensive
Guardando a quello che stiamo imparando nella contribuzione al Fondo nazionale, riguardo a come estendere il concetto di partecipazione universale, possiamo lavorare per il conseguimento delle mete elaborate dalle istituzioni con maggiore fiducia e convinzione. È chiaro che molto del potenziale del Paese è ancora inespresso, un potenziale che può essere sprigionato nella misura in cui tutti gli amici si approprieranno delle mete. Mentre le aree avanzate rafforzano la loro capacità di offrire momenti di formazione intensiva e accompagnamento per costruire capacità di servizio, tutti gli amici possono chiedersi come invitare nuove persone, come accompagnarle alle formazioni intensive, come dare supporto a tutte le necessità pratiche che una formazione intensiva richiede, soprattutto se organizzata durante i periodi di vacanze scolastiche. Tutti i credenti possono poi contribuire a queste mete nella propria località, aprendo attività educative e conversando con le persone per invitarle a entrare nell’Istituto. Come abbiamo visto, tutti i credenti possono contribuire al Fondo nazionale per sostenere le necessità materiali che questo processo richiede. Ma soprattutto, tutti possono contribuire insegnando la Fede senza tregua e sosta, consapevoli che l’insegnamento della Fede è il modo in cui la nostra comunità è stata stabilita e fondata e attraverso cui si è sviluppata. Non ci sono formule su come invitare le persone a entrare nell’Istituto, ma alla base di questo invito c’è una comprensione profonda sulla necessità di insegnare la Fede.
Conclusione
Nel concludere questo messaggio, l’Assemblea Nazionale desidera richiamare alla mente e al cuore dei credenti le appassionate parole rivolte dall’amato Custode il 19 giugno 1953, nella prima lettera inviata di suo pugno alla neo-eletta Assemblea Nazionale Italo-Svizzera, proprio all’inizio della Crociata decennale, un piano a cui possiamo continuamente ispirarci nei nostri sforzi per conseguire le mete del Piano novennale: Nessun sacrificio è troppo grande per il raggiungimento di queste vitali e sensazionali mete. Tutti debbono cooperare, con la più grande perseveranza, con devozione concentrata.