In un mondo che cerca risposte e soluzioni per affrontare le sfide sociali, culturali ed economiche, la diversità emerge non solo come un dato di fatto, ma come una risorsa preziosa da valorizzare. Questo articolo prende ispirazione dall’approfondita conversazione di Celine Gherardini della Comunità Baha’i italiana con Mani Ndongbou Bertrand Honore, Presidente del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale, che ci guida in un percorso di riflessione sull’identità collettiva, l’impegno individuale e comunitario e il ruolo fondamentale delle diaspore nella società italiana e oltre.

Attraverso questo viaggio, esploreremo come la diversità non sia un ostacolo, ma una ricchezza da intrecciare per costruire comunità coese, inclusive e capaci di promuovere pace e sviluppo sostenibile. Scopriremo come l’incontro diventi relazione e come ogni individuo, con la propria storia, possa contribuire a un futuro migliore.

 

Introduzione

Il Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (CDC) rappresenta un punto di riferimento fondamentale per le comunità migranti in Italia. Con oltre 850 associazioni affiliate in tutta Italia, il CDC si propone di creare ponti tra le diverse comunità della diaspora, le istituzioni italiane e i paesi d’origine. Mani Ndongbou Bertrand Honore, Presidente del Coordinamento, racconta con passione il suo ruolo e l’importanza di questo lavoro, che è allo stesso tempo un impegno e una responsabilità.

Il CDC nasce dalla consapevolezza che le comunità migranti non sono solo destinatarie di politiche di integrazione, ma protagoniste attive dello sviluppo. Questo cambio di paradigma è cruciale per costruire una società che riconosca e valorizzi la pluralità come ricchezza e che sappia promuovere la coesione sociale attraverso il dialogo e la collaborazione.

La diversità come risorsa per lo sviluppo

Uno dei pilastri del lavoro del CDC è valorizzare il capitale umano, sociale ed economico che le comunità migranti portano con sé. Spesso, infatti, si tende a vedere la diaspora solo come beneficiaria di politiche di integrazione o assistenza, ma in realtà rappresenta una risorsa strategica per lo sviluppo sia in Italia che nei paesi d’origine.

Il ruolo delle diaspore è duplice: da un lato, agiscono come ponti culturali, sociali ed economici tra i paesi di origine e quelli di accoglienza; dall’altro, contribuiscono attivamente alla costruzione di una società più inclusiva e dinamica. Come sottolinea Honore:

“Il mio compito principale è creare ponti: tra le diverse comunità della diaspora, con le istituzioni italiane e con i paesi d’origine. Valorizzare il capitale umano, sociale ed economico presente nelle comunità migranti è fondamentale per lo sviluppo sostenibile.”

Questa visione amplia il concetto tradizionale di migrazione, superando la logica dell’assistenzialismo per abbracciare quella della partecipazione attiva e della collaborazione. Il CDC, attraverso momenti di incontro, formazione, advocacy e capacity building, promuove una nuova narrazione che mette al centro la pluralità come ricchezza.

Unità nella pluralità: verso un’identità collettiva

La costruzione di un’identità collettiva in una società sempre più plurale è una sfida cruciale. Non si tratta semplicemente di integrare passivamente le minoranze, ma di riconoscere e valorizzare il loro protagonismo. Il concetto di “integrazione” deve quindi evolversi verso una partecipazione attiva e consapevole, in cui ogni persona contribuisce al tessuto sociale con la propria storia e competenze.

In questo senso, l’identità collettiva si costruisce giorno dopo giorno attraverso il riconoscimento reciproco e la condivisione di valori comuni, pur rispettando le differenze. Come evidenzia Celine, l’interdipendenza tra diritti e doveri è alla base di questa convivenza:

“L’articolo 4 della Costituzione italiana parla di un dovere, non solo di un diritto: svolgere secondo la propria capacità un’attività che contribuisca al progresso materiale e spirituale della società. Questo principio ci invita a riflettere su un’identità collettiva costruita dall’impegno di tutti.”

Questa prospettiva invita a superare stereotipi e pregiudizi, guardando ogni persona nella sua complessità e valorizzandone il contributo unico. La pluralità diventa, così, la base su cui costruire una società inclusiva e coesa.

Valori chiave per una società coesa

Per promuovere una convivenza armoniosa e valorizzare le potenzialità di ogni individuo, è necessario coltivare alcuni valori fondamentali:

  • Riconoscimento reciproco: guardare l’altro nella sua complessità, senza ridurlo a stereotipi o categorie. Questo significa vedere le persone per ciò che sono, per le loro competenze, esperienze e aspirazioni, e non solo per la loro origine o appartenenza.
  • Corresponsabilità: ogni membro della società deve sentirsi responsabile del benessere collettivo. Non è solo compito delle istituzioni o di alcune categorie garantire la coesione sociale, ma di tutti, attraverso una partecipazione attiva e consapevole.
  • Giustizia sociale: condizione imprescindibile per una convivenza autentica. La giustizia sociale non riguarda solo l’aspetto economico, ma anche il riconoscimento della dignità, dei diritti e delle idee di ogni persona, creando spazi di dialogo e partecipazione.

Questi valori devono essere coltivati quotidianamente attraverso pratiche concrete di ascolto, dialogo e collaborazione. Solo così la diversità può trasformarsi in una vera ricchezza per la società.

Dal beneficiario al protagonista

Un elemento chiave per valorizzare la diversità come ricchezza è il passaggio da una visione delle comunità migranti come semplici beneficiari a quella di protagonisti attivi del cambiamento sociale. Questo si realizza attraverso la visibilità e il riconoscimento delle competenze presenti nelle diaspore.

Le esperienze di mentoring, lo scambio intergenerazionale e la partecipazione giovanile sono esempi concreti di come si possa attivare un circolo virtuoso di fiducia e responsabilità. Un esempio significativo è il festival organizzato dalla “Generazione Conte” in Piemonte, che coinvolge comunità migranti e italiane in un dialogo aperto su pace, cittadinanza e solidarietà.

Honore sottolinea:

“Quando le persone vedono che il loro contributo è valorizzato, si innesca un circolo virtuoso di partecipazione. I giovani acquisiscono modelli positivi e comprendono che il loro impegno è essenziale per costruire una società più equa.”

Questi esempi dimostrano come la pluralità e l’incontro tra culture possano generare cambiamenti positivi non solo per i singoli individui, ma per l’intera comunità.

Infografica con tre valori fondamentali per la coesione sociale: giustizia sociale, riconoscimento reciproco e corresponsabilità

Tre principi per una società coesa: giustizia sociale, riconoscimento reciproco e corresponsabilità – strumenti per un’educazione trasformativa

Educazione alla cittadinanza attiva

Per trasformare il senso di appartenenza da passivo ad attivo, è fondamentale investire nell’educazione alla cittadinanza. Il CDC promuove regolarmente corsi di formazione sui diritti, sugli strumenti di partecipazione civica e sulle modalità di interazione con le istituzioni locali.

La conoscenza diventa così uno strumento di empowerment, che permette alle persone di comprendere i propri diritti e doveri, di accedere agli spazi decisionali e di contribuire concretamente al bene comune.

Questa educazione alla cittadinanza attiva è cruciale per superare barriere amministrative, culturali ed economiche che spesso ostacolano la piena partecipazione delle persone migranti alla vita sociale.

Costruire la pace nel quotidiano

La pace, come sottolineato dal Presidente Mattarella, è un valore universale e irrinunciabile che si fonda sul rispetto dei diritti umani, sulla libertà e sulla dignità di ogni popolo. Costruirla nel quotidiano significa molto più che evitare conflitti: implica un impegno costante nel creare relazioni basate sul rispetto, sulla collaborazione e sulla giustizia.

Honore ci invita a “decolonizzare lo sguardo” con cui osserviamo l’altro, riconoscendo e combattendo le asimmetrie di potere ancora presenti nel mondo. È fondamentale educare alla complessità, comprendere le difficoltà e le diversità, e promuovere un atteggiamento di indulgenza e comprensione reciproca.

Pratiche quotidiane di mediazione, ascolto e dialogo nelle comunità sono strumenti essenziali per trasformare tensioni in opportunità di crescita e coesione. Le associazioni della diaspora spesso svolgono un ruolo di mediatori, aiutando a superare conflitti e a costruire ambienti collaborativi.

La pace duratura si costruisce anche attraverso la trasformazione delle relazioni di potere, affinché le diaspore non siano più semplici consulenti culturali o beneficiari, ma protagonisti attivi nella progettazione e valutazione degli interventi di cooperazione internazionale.

Il ruolo delle diaspore nella cooperazione internazionale

Le diaspore rappresentano una risorsa preziosa non solo per i paesi di origine, ma anche per l’intera società italiana. Il loro coinvolgimento nei processi decisionali della cooperazione internazionale è essenziale per garantire interventi più efficaci, inclusivi e sostenibili.

Il CDC lavora affinché le voci delle diaspore siano presenti nei tavoli di definizione delle politiche, promuovendo una partecipazione attiva e consapevole. Questo approccio contribuisce a trasformare le relazioni di potere e a costruire una pace concreta e duratura, basata sulla parità e sul rispetto reciproco.

Illustrazione dell'articolo 4 della Costituzione Italiana con figure simboliche di lavoro, educazione e progresso sociale

Un’illustrazione rappresenta l’articolo 4 della Costituzione Italiana, sottolineando il diritto al lavoro e l’importanza dell’educazione nel promuovere il progresso materiale e spirituale della società.

Riflessione finale: come diventare veramente “fratelli d’Italia”

La vera inclusione non si limita a un riconoscimento giuridico o culturale, ma è soprattutto un percorso spirituale e umano. Costruire comunità significa creare famiglie che abbracciano tutte le diversità, trasformandole in un patrimonio condiviso.

Honore ci lascia con una domanda aperta, che invita a riflettere profondamente sul nostro ruolo e sulle nostre responsabilità:

“In un mondo in crisi, con tante guerre e ingiustizie, cosa possiamo fare per creare spazi, momenti e comunità che diventino famiglie italiane, dove tutti siamo fratelli e sorelle con le nostre differenze? Come rendere questi fratelli d’Italia veramente fratelli d’Italia insieme, come una comunità reale?”

Questa domanda ci sfida a immaginare e costruire un’Italia che non solo riconosce la diversità come ricchezza, ma la vive concretamente come base per una società più giusta, solidale e pacifica.

Conclusione

Attraversare confini, intrecciare identità e valorizzare la diversità come ricchezza è una sfida e un’opportunità per la società italiana contemporanea. Il dialogo con Mani Ndongbou Bertrand Honore ci ha mostrato come le diaspore siano protagoniste fondamentali di questo processo, portando con sé un capitale umano, sociale ed economico da riconoscere e valorizzare.
La costruzione di un’identità collettiva passa attraverso il riconoscimento reciproco, la corresponsabilità e la giustizia sociale, valori irrinunciabili per una convivenza autentica. L’educazione alla cittadinanza attiva e la partecipazione reale agli spazi decisionali sono strumenti essenziali per trasformare il senso di appartenenza da passivo ad attivo.

Infine, la pace si costruisce ogni giorno, con gesti concreti di dialogo, mediazione e rispetto, superando asimmetrie di potere e promuovendo una cultura dell’inclusione e della solidarietà. Solo così potremo davvero diventare “fratelli d’Italia”, uniti nella pluralità e nella diversità, custodi di un futuro condiviso e sostenibile.

In un mondo in continua trasformazione, la sfida è aperta: riconoscere la diversità come ricchezza e costruire insieme comunità intrecciate, capaci di accogliere, valorizzare e far fiorire ogni potenziale umano.

Per approfondire ulteriormente il tema dell’inclusione come motore di trasformazione sociale, consigliamo la lettura dell’articolo “Dignità, inclusione e cambiamento sociale nell’istruzione: il potere trasformativo dell’educazione”, ispirato al secondo episodio del podcast INTessere. In questo dialogo, Cristin Cappelletti conversa con Giulia Cicoli, cofondatrice di Still I Rise, sull’importanza di un’educazione di eccellenza anche nei contesti più difficili, come leva per la dignità, l’inclusione e il cambiamento. Un altro prezioso tassello nel percorso verso una società più equa e consapevole.