L’Incontro alla Colonia Don Bosco: un Simbolo di Accoglienza

Il 20 giugno 2025, alla Colonia Don Bosco della Playa di Catania, si è tenuto un evento che resterà impresso nella memoria di molti: un incontro interreligioso in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, istituita dall’ONU nel 1951. Organizzato in collaborazione con la diocesi di Catania e con associazioni impegnate quotidianamente nell’accoglienza, come il Centro Astalli, la Comunità di Sant’Egidio e l’Ufficio Migrantes, l’evento ha voluto dare voce alle speranze, alle fatiche e ai sogni di chi cerca riparo da guerre e persecuzioni.

La presenza del Coordinamento delle religioni in dialogo — con esponenti della Comunità Bahá’í, della Soka Gakkai buddista, Hare Krishna, della Comunità islamica e della Comunità Dialogo — ha dato al momento di riflessione un respiro universale, capace di unire credenti e non credenti sotto il segno di valori condivisi: la pace, l’ascolto, la fratellanza.

Locandina dell'evento interreligioso per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2025 alla Colonia Don Bosco di Catania, con persone mano nella mano davanti a un ponte al tramonto come simbolo di fratellanza e accoglienza

Celebrazione interreligiosa alla Colonia Don Bosco per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2025: sei comunità unite per la fratellanza

Un Ponte di Parole e Simboli

Ad aprire l’incontro è stato don Mangiapane, seguito dall’appassionato intervento di don Carlo Palazzolo dell’Ufficio Migrantes, che ha ricordato con forza come la responsabilità verso i rifugiati non possa essere delegata: “quando si parla di migranti e rifugiati siamo tutti coinvolti, dobbiamo vincere l’indifferenza”.

Dopo questi interventi, si sono susseguite riflessioni intense da parte delle diverse comunità religiose partecipanti. Ogni gruppo, dal Bahá’í agli Hare Krishna, dalla Moschea della Misericordia di Catania alla comunità buddista, ha offerto una prospettiva preziosa sul significato profondo dell’accoglienza.

Tra i momenti più toccanti, le testimonianze dirette: una mamma ucraina con le sue figlie, un giovane gambiano sopravvissuto alla traversata in barcone e accusato ingiustamente di essere uno scafista. Le loro voci hanno scosso il cuore dei presenti, restituendo la dimensione reale, concreta, della parola “rifugiato”.

Gesti di Luce e Memoria Cndivisa

Al termine di ciascun intervento, ogni rappresentante ha acceso una candela, simbolicamente posta su una barca scenografica. Dietro di essa, un ponte disegnato con parole evocative:

  • accoglienza
  • pace
  • dialogo
  • rispetto
  • sparanza
  • empatia
  • ascolto

Come mattoni invisibili, questi valori costruiscono la struttura relazionale che sostiene la fratellanza umana. Un ponte, dunque, capace di unire sponde diverse e ricucire le fratture che la paura e l’odio rischiano di alimentare.

La conclusione di questo momento è stata potente: le candele, dai colori dell’arcobaleno, sono state unite in un’unica fiamma bianca, simbolo di unità e armonia. Una preghiera condivisa ha suggellato il momento, seguita da un abbraccio collettivo tra i partecipanti, in un segno di Pace che andava oltre le parole.

Testimonianze, Arte e Spiritualità

L’incontro non si è limitato a preghiere o discorsi. C’è stato spazio anche per la danza delle bambine della comunità cingalese, un momento che ha raccontato attraverso il linguaggio del corpo il desiderio di gioia, rinascita e speranza.

Al termine, tutti i presenti si sono spostati verso un’installazione in memoria di chi non è sopravvissuto al viaggio nel Mediterraneo. Un luogo semplice ma carico di emozione, in cui sono stati ricordati i bambini, i giovani e gli adulti che non hanno potuto raggiungere la terraferma.

Durante un raccoglimento silenzioso, una partecipante bahá’í ha sentito il bisogno di condividere una preghiera per la pace, fuori programma ma profondamente sentita, che ha toccato le coscienze e dato un senso ulteriore all’evento.

Valori da Portare Avanti

Il messaggio uscito dalla Colonia Don Bosco in questa giornata è chiaro: non basta aiutare, bisogna fare di più, creando ponti culturali, sociali e spirituali.

La dimensione interreligiosa, così fortemente voluta dagli organizzatori, ha mostrato come fedi diverse possano unirsi, pur nelle differenze, per affermare la dignità dell’essere umano.

Ecco alcuni principi condivisi emersi dall’incontro:

  1. la dignità è universale
  2. l’accoglienza è un dovere morale
  3. la preghiera è forza trasformativa
  4. la memoria è responsabilità
  5. la fraternità è la sola via per la pace

Questi punti non sono semplici parole, ma veri pilastri di una cultura della solidarietà che deve radicarsi sempre più nelle nostre comunità.

Conclusione: la Speranza Accesa dal Dialogo

Il 25 giugno 2025 alla Colonia Don Bosco non si è celebrato solo un evento, ma si è vissuto un seme di cambiamento. La presenza di sei diverse comunità religiose, insieme ai volontari e alle persone rifugiate, ha dimostrato che la fratellanza non è un’utopia, ma un cammino possibile.

La luce delle candele, l’abbraccio finale, la preghiera spontanea, le parole di speranza: ogni gesto ha ricordato che, per costruire la pace, servono atti concreti e condivisi.

I credenti della Fede Bahá’í, come raccontato nel corso dell’incontro, continueranno a impegnarsi in questa direzione, promuovendo occasioni di incontro e dialogo in grado di abbattere muri di diffidenza e accendere nuove fiaccole di speranza. La comunità Bahá’í, infatti, è attiva nel dialogo interreligioso in numerose città italiane:

  • A Mantova sostiene iniziative di dialogo insieme alla diocesi e ad altre comunità per la costruzione di percorsi educativi condivisi.
  • A Lucca si è sviluppata una preziosa collaborazione con la diocesi locale attraverso incontri ospitati nel centro Bahá’í, con l’obiettivo di favorire la reciproca conoscenza.
  • Nel recente convegno mondiale locale, la comunità Bahá’í ha portato un contributo sul tema dell’educazione, della sostenibilità ambientale e del rispetto degli anziani come base per la pace interreligiosa.
  • Attraverso interventi pubblici come l’intervista su Radio Rai1, i Bahá’í hanno testimoniato l’importanza di occasioni di incontro e di condivisione spirituale, come il Naw-Rúz, per promuovere la cultura della fraternità.

In questo orizzonte, la Giornata Mondiale del Rifugiato celebrata alla Colonia Don Bosco si inserisce come tappa significativa di un percorso più ampio e continuo verso la costruzione di una società capace di riconoscere la dignità di ogni essere umano.