La Tavola rotonda organizzata dalla Comunità Bahá’í di Bari, dedicata al tema “La Promessa della Pace Mondiale” nel 40º anniversario della sua pubblicazione, si è svolta sabato 29 novembre 2025 presso il Centro Bahá’í di Via Fanelli 293 in collaborazione con ISSUP (International School of Studies for Universal Peace). L’iniziativa ha riproposto al pubblico un documento che, quattro decenni fa, offriva una diagnosi delle condizioni globali e indicava i prerequisiti indispensabili per una pace duratura. La giornata è stata resa ancor più preziosa dalla registrazione messa gentilmente a disposizione da Radio Idea, che ha contribuito a documentare e diffondere i contenuti dell’incontro.
La celebrazione dell’anniversario non è stata pensata come una semplice ricorrenza, ma come un invito a considerare la pace un progetto concreto, fondato allo stesso tempo su trasformazione interiore e riforme istituzionali. La tavola rotonda ha raccolto voci impegnate nel campo educativo, sociale e spirituale, proponendo piste operative per declinare oggi la visione delineata nel documento del 1985. L’evento ha così assunto il valore di un richiamo attuale e urgente rivolto a scuole, istituzioni e cittadinanza: la Promessa della Pace Mondiale continua a parlare al presente e chiede di essere tradotta in azioni quotidiane e percorsi condivisi.
Presentazione dell’evento e quadro di riferimento
Contesto, obiettivi e significato dell’anniversario della Promessa della Pace Mondiale
Il centro Bahá’í di Bari ha ospitato un incontro che ha voluto fare il punto sulla validità del messaggio lanciato quattro decenni prima. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale si è trasformato in una piattaforma per mettere a confronto prospettive spirituali, pedagogiche e scientifiche sul tema della pace globale. L’obiettivo dichiarato era duplice: da un lato ricordare i principi contenuti nel documento del 1985, dall’altro tradurre quei principi in pratiche locali replicabili.
La scelta di celebrare l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale in un centro di comunità racchiude un messaggio importante: la pace si costruisce sul territorio attraverso comunità attive e consapevoli. In questo senso, l’evento non si è limitato a un dibattito teorico ma ha presentato esperienze concrete di lavoro con le scuole e con gruppi giovanili, sottolineando che l’educazione è un pilastro imprescindibile. Partecipare a questo anniversario della Promessa della Pace Mondiale significa riconoscere che la pace è un processo storico e sociale che richiede investimenti di lungo periodo in formazione, giustizia e buone istituzioni.

Il documento “La Promessa della Pace Mondiale” letto in un momento di riflessione individuale, 40 anni dopo la sua pubblicazione.
Tra gli elementi emersi con chiarezza c’è la visione integrata: la pace richiede disciplina interiore e strutture esterne che incentivino la cooperazione. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale è stato quindi usato come opportunità per riaffermare che non si tratta di opporre spiritualità e politica, ma di farle dialogare. Il risultato è stato un invito pratico: mettere in relazione pratiche di benessere interiore con politiche pubbliche che promuovano uguaglianza, parità di genere e giustizia sociale, elementi citati come condizioni necessarie per una pace sostenibile e duratura.
Relatori, organizzazione e importanza locale dell’evento
L’incontro, moderato dalla dott.ssa Lucia Zambrini per la Comunità Bahá’í di Bari, ha visto la partecipazione di voci autorevoli: il dott. Mario Morano (Comunità Bahá’í), il dott. Domenico Scoglietti (Direttore culturale e scientifico ISSUP), la prof.ssa Antonella Nardelli (Vice Presidente ISSUP e coordinatrice della sezione pedagogia di pace) e il prof. Giuseppe Simonetti. La pluralità degli interventi ha garantito una lettura multidimensionale dell’anniversario della Promessa della Pace Mondiale, con contributi che hanno spaziato dalla geopolitica alla didattica pratica.
Dal punto di vista organizzativo, l’evento ha voluto collegare relatori locali e nazionali con progetti attivi nelle scuole, in modo che il 40° anniversario della Promessa della Pace Mondiale non rimanesse un semplice momento simbolico. Il coinvolgimento di volontari e di allieve dell’ISSUP ha mostrato come le pratiche di pedagogia della pace possano essere radicate nella comunità e misurarsi con bisogni concreti, come il contrasto allo stress scolastico o la promozione di modelli non competitivi.
L’importanza locale si misura anche nella capacità dell’evento di attivare reti: scuole, associazioni e centri culturali che dialogano per creare laboratori di pace. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale ha dunque funzionato come catalizzatore di energie pratiche, con uno sguardo rivolto sia alla memoria storica che alle azioni future. Questo approccio consente di passare dalla declamazione di principi alla costruzione di processi replicabili su scala urbana e regionale.
Conciliare pace interiore e riforme strutturali
La pace come disciplina interiore: educazione, benessere e responsabilità
Uno dei punti centrali emersi è stato il legame tra pace interiore e pace sociale. Secondo gli interventi dell’ISSUP, la pace individuale non è un lusso personale ma il fondamento su cui costruire relazioni sociali sane. L’idea fondamentale è che la tranquillità interiore si coltiva con pratiche costanti: disciplina, attenzione al respiro, consapevolezza corporea e esercizi di presenza. Queste pratiche non sono fini a se stesse; contribuiscono a formare cittadini più capaci di cooperare e meno incline alla competizione distruttiva.
L’educazione alla pace, pertanto, deve iniziare nella prima infanzia e proseguire con percorsi scolastici che valorizzino la collaborazione. Il concetto presentato durante l’evento è che i bambini nascono già predisposti a relazioni empatiche e cooperative, ma rischiano di essere “diseducati” a favore di una cultura che esalta la competizione come criterio di successo. Ricostruire un ecosistema educativo dove la cooperazione è premiata richiede insegnanti formati, programmi scolastici che valorizzino uomini e donne di pace come modelli e spazi per pratiche di attenzione e rilassamento.
La pedagogia proposta non è astratta: si è parlato di “Scuola in Armonia”, un progetto operativo che riduce i ritmi frenetici, insegna tecniche di gestione dello stress e promuove la consapevolezza corporea. Nella visione espressa durante l’incontro, la pace interiore diventa una risorsa civica, in grado di trasformare la dinamica sociale. Educare alla pace interiore significa anche fornire strumenti per la resilienza emotiva, riducendo così la probabilità che frustrazioni personali degenerino in conflitti collettivi.
Dalla disciplina individuale alle istituzioni: come la pratica genera trasformazione sociale
La pace interiore, se diffusa, produce cambiamenti nelle relazioni quotidiane che possono tradursi in pressione sociale a favore di istituzioni più giuste. Questo passaggio era centrale negli interventi: la disciplina personale non è autopunitiva ma una forma di responsabilità civica. Quando individui più equilibrati esigono norme e politiche che riflettano giustizia e rispetto reciproco, si creano condizioni favorevoli per riforme strutturali.
La logica è circolare: istituzioni giuste facilitano la pratica della pace individuale perché offrono sicurezza, equità e opportunità; persone educate alla cooperazione sostengono istituzioni che promuovono la giustizia. Questo è il nucleo dell’argomentazione che collega micro e macro: senza giustizia non c’è pace, e senza cittadini preparati e consapevoli le istituzioni faticano a mantenere standard di equità.
Nel corso dell’evento è stato sottolineato che la realizzazione pratica richiede percorsi formativi trasversali: diplomazia culturale, interventi nelle scuole, campagne locali per la parità di genere e programmi che favoriscano la partecipazione civica. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale è stato quindi presentato come un invito a sincronizzare pratiche personali con iniziative pubbliche, affinché la trasformazione individuale trovi un ambiente istituzionale che la valorizzi e la renda sostenibile.
La visione Bahá’í: unificazione globale e riforme istituzionali
Perché la pace è inevitabile: un argomento storico e ideale
Questa affermazione sintetizza la prospettiva che è stata al centro dell’intervento della Comunità Bahá’í durante l’evento. L’argomentazione si basa su una lettura storica dell’evoluzione sociale: dall’unità familiare e tribale fino alla formazione di Stati e alle prime istituzioni sovranazionali. Secondo questa visione, la traiettoria storica dell’umanità tende verso una maggiore integrazione e unità. La proposta Bahá’í enfatizza non solo la speranza ma una sorta di necessità storica: l’unificazione della razza umana, istituzionalizzata attraverso un Parlamento mondiale, un governo internazionale, un tribunale e una forza di polizia internazionale come deterrente contro l’aggressione degli Stati.
Nel ragionamento proposto per l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale, la creazione di istituzioni globali non è un esercizio utopico ma una risposta pragmatica a conflitti che oggi superano la capacità regolativa dei singoli Stati. La proposta chiede di ripensare la sovranità in funzione del bene comune globale e di costruire meccanismi effettivi per la risoluzione delle controversie. La visione è ambiziosa ma intende offrire una rotta concreta: istituzioni che possano intervenire in modo rapido ed equo per evitare escalation e garantire la giustizia internazionale.

dott. Mario Morano, responsabile del Centro baha’i di Bari
Ostacoli alla realizzazione: nazionalismo, pregiudizi e disuguaglianze
Nonostante l’ottimismo della visione, l’intervento ha riconosciuto gli ostacoli concreti. I principali freni sono stati identificati nel nazionalismo esasperato, nel settarismo religioso, nei pregiudizi etnici e nella persistente mancanza di parità tra uomo e donna. Questi fattori alimentano conflitti e rendono difficile la costruzione di fiducia a livello internazionale. Per l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale, discutere di questi ostacoli significa non limitarsi a una denuncia morale ma proporre azioni mirate per rimuoverli.
La risposta proposta combina riforme educative e politiche: campagne per la parità di genere, leggi che contrastino la discriminazione, iniziative diplomatiche multilaterali e programmi di dialogo interreligioso. L’idea è che l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale diventi un appuntamento per sollecitare impegni concreti da parte di governi e società civile. Un altro punto cruciale emerso è la necessità di strumenti legali e organismi internazionali capaci di intervenire efficacemente, riducendo così lo spazio operativo per politiche aggressive e ingiuste.
In conclusione, la visione Bahá’í unisce un orizzonte ideale di unità all’indicazione di strumenti istituzionali pratici; l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale è stato utilizzato per rivendicare che il passaggio verso queste istituzioni è sia auspicabile sia fattibile, a patto di lavorare simultaneamente su pratiche culturali e riforme legislative.
Educazione alla pace: Scuola in Armonia e pedagogia pratica
Modelli educativi, esempi locali e il ruolo degli insegnanti
L’educazione alla pace è stata presentata come il cuore pulsante della transizione verso società più giuste. Progetti come “Scuola in Armonia” cercano di trasformare la quotidianità scolastica: ridurre i ritmi stressanti, introdurre esercizi di consapevolezza corporea e favorire la cooperazione invece della competizione. Questi interventi rispondono a problemi concreti osservati nelle scuole contemporanee: sovraccarico burocratico, valutazioni che premiano esclusivamente il successo individuale e scarsa attenzione al benessere emotivo degli studenti.
Per rendere efficace l’educazione alla pace è essenziale lavorare sugli esempi presenti nei programmi scolastici. La proposta avanzata durante l’evento è di inserire sistematicamente figure di pace, donne e uomini che hanno costruito soluzioni nonviolente, come modelli per l’apprendimento civico. Questo cambiamento curricolare aiuta i giovani a identificare percorsi alternativi di leadership, basati sull’empatia e sulla responsabilità collettiva.
Gli insegnanti giocano un ruolo centrale: servono formazione specifica per guidare pratiche di consapevolezza, laboratori di cooperazione e modalità valutative che premiano il contributo sociale. Le esperienze riportate dall’ISSUP mostrano che, laddove tali pratiche sono sostenute, gli studenti sviluppano maggiore resilienza emotiva e capacità di risolvere conflitti senza escalation. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale ha offerto l’occasione per proporre la diffusione di questi modelli e sollecitare politiche educative che li integrino sistematicamente.

Attività sul territorio, testimonianze e risultati osservati
Durante la tavola rotonda sono state presentate esperienze concrete svolte sul territorio, come laboratori ad Acquaviva delle Fonti e interventi nelle scuole medie e superiori. Le testimonianze delle allieve dell’ISSUP hanno messo in luce come la scienza dell’intelligenza creativa e le tecniche di equilibrio interiore abbiano prodotto benefici misurabili: riduzione dell’ansia, maggiore partecipazione in classe e relazione positiva tra compagni.
Un elemento chiave è la replicabilità: le attività descritte non richiedono infrastrutture costose ma una formazione mirata di formatori locali, piani scolastici che prevedano momenti quotidiani di consapevolezza e la creazione di reti tra scuole per condividere pratiche e risultati. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale è stato usato come leva per sollecitare reti locali che possano poi crescere in reti regionali e nazionali, creando un effetto moltiplicatore.
I risultati osservati testimoniano che piccoli interventi costanti possono generare cambiamenti profondi. Lavorare sulle competenze socio-emotive, inserire figure di pace nei programmi e favorire esperienze di servizio comunitario sono tutte pratiche che si sono dimostrate efficaci. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale diventa così un momento per raccogliere buone pratiche e pianificare la loro estensione su scala più ampia.

Intervento della prof.ssa Antonella Nardelli (ISSUP) sulle sfide educative per promuovere la pace tra i giovani, durante l’incontro Bahá’í a Bari.
Conclusione: rotta per il futuro
Sintesi delle proposte e passi concreti dopo l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale
Dal dibattito è emersa una sintesi pragmatica: la pace si costruisce su tre pilastri integrati. Primo pilastro: pratica e formazione individuale per sviluppare pace interiore e capacità relazionali. Secondo pilastro: riforme istituzionali che promuovano giustizia, parità di genere e strumenti di governance sovranazionale. Terzo pilastro: un forte investimento educativo che includa modelli positivi e pratiche quotidiane nelle scuole. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale ha evidenziato che questi tre aspetti devono muoversi insieme per ottenere risultati duraturi.
Tra i passi concreti proposti vi sono l’ampliamento di progetti come Scuola in Armonia, la promozione di programmi di formazione per insegnanti in pedagogia di pace, la creazione di tavoli interistituzionali per tradurre le raccomandazioni in politiche pubbliche e l’avvio di campagne locali per la parità di genere. Importante è anche l’azione diplomatica e la pressione civica per sperimentare forme di governance condivisa che possano essere progressivamente rafforzate a livello internazionale.
L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale non è quindi solo commemorazione ma un invito all’azione. Le proposte emerse indicano una rotta chiara: investire su persone, scuole e istituzioni per costruire una pace sostenibile. Ogni passo, anche piccolo, contribuisce a una trasformazione cumulativa che può rendere la pace non solo desiderabile ma effettivamente realizzabile.

Pubblico riunito per la sessione “I Fondatori Divini”, parte dell’evento per i 40 anni della Promessa della Pace Mondiale a Bari
Ruolo delle istituzioni, della società civile e come partecipare
Il messaggio finale rivolto a istituzioni e cittadinanza è semplice ma impegnativo: la promessa contenuta nel documento del 1985 diventa concreta se assume forma in politiche pubbliche e pratiche diffuse. Le istituzioni devono recepire le indicazioni pedagogiche e sociali, traducendole in programmi finanziati e curriculum scolastici aggiornati. La società civile ha la responsabilità di sostenere queste trasformazioni con iniziative locali, laboratori e reti di condivisione.
Per partecipare concretamente si può iniziare con azioni immediate: proporre alla scuola del proprio territorio moduli di Scuola in Armonia, organizzare incontri di formazione per insegnanti, sostenere campagne per la parità di genere e creare gruppi di discussione pubblica sulle riforme istituzionali necessarie. L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale diventa così un punto di partenza operativo: ogni comunità può adottare pratiche e condividerne i risultati, contribuendo a una mappa di esperienze replicabili.
Conclusione: rotta per il futuro
Sintesi delle proposte e passi concreti dopo l’anniversario della Promessa della Pace Mondiale
Dal dibattito è emersa una sintesi pragmatica: la pace si costruisce su tre pilastri integrati.
- Primo pilastro: la pratica e la formazione individuale, necessarie per sviluppare pace interiore e capacità relazionali.
- Secondo pilastro: riforme istituzionali che promuovano giustizia, parità di genere e strumenti di governance sovranazionale.
- Terzo pilastro: un forte investimento educativo che includa modelli positivi e pratiche quotidiane nelle scuole.
L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale ha evidenziato come questi tre aspetti debbano procedere insieme per generare trasformazioni durature.
Tra i passi concreti suggeriti figurano l’ampliamento di progetti come Scuola in Armonia, la formazione di insegnanti in pedagogia della pace, la creazione di tavoli interistituzionali per integrare le raccomandazioni in politiche pubbliche e l’avvio di campagne locali per la parità di genere. È stato inoltre evidenziato il ruolo della diplomazia culturale e dell’impegno civico nel promuovere forme emergenti di governance condivisa,capaci di affrontare sfide globali con un approccio cooperativo.

Celebrazione del 40° anniversario della dichiarazione Bahá’í “La Promessa della Pace Mondiale”, con seminario in presenza e online.
L’anniversario della Promessa della Pace Mondiale, più che un momento commemorativo, si rivela così un invito all’azione. Le proposte emerse delineano una rotta chiara: investire nelle persone, nelle scuole e nelle istituzioni per rendere la pace non solo auspicabile, ma concretamente realizzabile. Ogni passo, anche modesto, contribuisce a una trasformazione cumulativa che può avvicinare la società a un modello di convivenza giusta e sostenibile.
In chiusura, se il lettore ha trovato questo approfondimento utile o ispirante, troverà sicuramente illuminante anche l’articolo
“Introduzione alla Promessa della Pace Mondiale: 40° anniversario”. Pubblicato nel contesto del seminario organizzato dall’Association for Bahá’í Studies UK a Edimburgo il 20 settembre 2025, esso presenta l’intervento di Maximillian Afnan, ricercatore post-dottorato alla London School of Economics, che offre una lettura approfondita del documento del 1985 della Casa Universale di Giustizia e del suo significato per la costruzione della pace mondiale oggi. Si tratta di una riflessione complementare a quanto discusso nella tavola rotonda di Bari e arricchisce ulteriormente la comprensione del cammino verso una pace durevole.