La situazione dei Bahá’í in Egitto è un tema di crescente preoccupazione, segnato da discriminazioni sistemiche e gravi violazioni dei diritti umani fondamentali. Il 6 marzo 2025, presso l’Aula della Commissione Diritti Umani del Senato della Repubblica Italiana a Roma, si è tenuto un incontro istituzionale di grande rilevanza, trasmesso in diretta dalla WebTV del Senato.
Nell’ambito del seguito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani in Italia e nella realtà internazionale, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani ha ascoltato le testimonianze dei rappresentanti della comunità bahá’í d’Italia. Al centro dell’audizione, la drammatica condizione vissuta dai bahá’í in Egitto, spesso privati di diritti civili basilari come il riconoscimento dell’identità, l’accesso all’istruzione, il matrimonio legale e una degna sepoltura.
Intervento del Vicepresidente Filippo Sensi
Il Vicepresidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senatore Filippo Sensi, ha aperto la seduta esprimendo la sua gratitudine per l’opportunità di discutere la situazione dei bahá’í in Egitto. Il Senatore ha sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso e ha richiamato l’attenzione sull’urgenza di affrontare le ingiustizie che la comunità bahá’í affronta nel suo paese d’origine e in Egitto.
La sua introduzione ha chiarito che la situazione dei bahá’í non è solo una questione di diritti religiosi, ma un tema che coinvolge la dignità umana e il rispetto delle libertà fondamentali. Il Senatore Sensi ha citato la necessità di un impegno costante da parte delle istituzioni italiane per garantire che le voci dei perseguitati siano ascoltate.
In questo contesto, ha evidenziato il ruolo cruciale della comunità bahá’í nel promuovere la pace e la giustizia sociale. La sua posizione ha reso chiaro che la lotta per i diritti dei bahá’í è parte integrante della lotta più ampia per i diritti umani in tutto il mondo.

Céline Gherardini e il senatore Filippo Sensi durante l’audizione alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato sulla situazione della comunità bahá’í in Egitto, 6 marzo 2025
Introduzione comunità Bahá’í Italia
La comunità bahá’í in Italia è una parte vibrante del mosaico religioso del paese. Fondata nel 1948, essa riunisce persone di diverse origini e culture, unite dagli insegnamenti della Fede Bahá’í, che promuovono l’unità, la giustizia e la pace. La comunità ha celebrato nel 2023 il settantacinquesimo anniversario della sua fondazione, un momento significativo che ha messo in luce il suo impegno per il progresso sociale e spirituale.
La dottoressa Céline Gherardini, in qualità di rappresentante della comunità, ha sottolineato l’importanza di costruire legami sociali e comunitari, affrontando le sfide della discriminazione e della persecuzione. La comunità si è sempre impegnata a contribuire al benessere del paese, operando in settori come l’educazione, la salute e i diritti umani.
In Italia, i bahá’í non solo vivono la loro fede, ma si adoperano attivamente per il dialogo interreligioso e la promozione dei diritti umani. Questo impegno è testimoniato dalle attività che svolgono per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle ingiustizie subite dai loro correligionari in Iran e in Egitto.
Storia persecuzione Bahá’í Egitto
La persecuzione dei bahá’í in Egitto ha radici storiche profonde, risalenti al 1863, anno della nascita della Fede Bahá’í. Sin dagli anni ’20, la comunità ha affrontato resistenze significative da parte delle autorità religiose sunnite, che hanno etichettato i bahá’í come eretici. Questa stigmatizzazione ha portato a diverse forme di discriminazione e violenze sistematiche.
Nel 1960, il presidente egiziano Nasser ha emesso un decreto che ha vietato tutte le attività bahá’í, sciogliendo le loro istituzioni e confiscando beni. Le repressioni che ne sono seguite hanno visto arresti di massa e violazioni gravi dei diritti umani. Nonostante i cambiamenti politici e sociali nel paese, la situazione dei bahá’í è rimasta critica, con una continua negazione dei diritti fondamentali.
Questa storia di oppressione ha reso la comunità bahá’í in Egitto una delle più vulnerabili, costretta a vivere in un clima di paura e marginalizzazione. L’assenza di riconoscimento ufficiale ha complicato ulteriormente la loro esistenza, rendendo difficile per loro accedere a diritti fondamentali come l’istruzione e il lavoro.

Audizione presso la Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato italiano: Céline Gherardini e Alessandro Benedetti della comunità bahá’í d’Italia insieme al senatore Filippo Sensi, 6 marzo 2025
Condizione apolide Bahá’í Egitto
Uno degli aspetti più drammatici della situazione dei bahá’í in Egitto è la loro condizione di apolidia de facto. Questa realtà emerge chiaramente dalla negazione del diritto di possedere carte di identità ufficiali, che è essenziale per accedere a servizi pubblici e privati. Senza un riconoscimento ufficiale della loro religione, i bahá’í sono esclusi da molti diritti civili e politici.
Il sistema egiziano richiede a ogni cittadino di dichiarare la propria religione nel documento di identità, ma il governo non riconosce la Fede Bahá’í come una religione legittima. Questo ha portato a una condizione di esclusione sistematica, impedendo ai bahá’í di partecipare pienamente alla vita sociale e civile del paese.
Le azioni legali intraprese dalla comunità per contestare questa discriminazione hanno avuto scarso successo. Anche quando nel 2008 la Corte Suprema ha permesso di indicare un trattino nel campo della religione, questa misura ha continuato a stigmatizzare i bahá’í, escludendoli ulteriormente dai diritti e dalle opportunità degli altri cittadini.
Discriminazioni accesso istruzione superiore
I bahá’í in Egitto affrontano gravi discriminazioni anche nell’accesso all’istruzione superiore. Le politiche del governo hanno reso estremamente difficile per i giovani bahá’í accedere alle università e ai corsi di formazione, limitando le loro opportunità di crescita personale e professionale. Questa esclusione ha effetti devastanti sulla comunità, poiché priva i giovani di un futuro migliore.
Molti studenti bahá’í si trovano costretti a nascondere la loro identità religiosa per poter iscriversi e completare i loro studi. Questa situazione crea un clima di incertezza e paura, impedendo loro di vivere pienamente la loro fede. Le discriminazioni nell’accesso all’istruzione superiore non solo limitano le prospettive future dei bahá’í, ma contribuiscono anche a perpetuare la loro marginalizzazione nella società egiziana.
È essenziale che la comunità internazionale e le istituzioni italiane continuino a sostenere i diritti dei bahá’í in Egitto, affinché possano esercitare liberamente il loro diritto all’istruzione e contribuire attivamente al progresso sociale, culturale ed economico del loro paese.
Riconoscimento matrimoni Bahá’í
In Egitto, i matrimoni tra persone di fede Bahá’í non sono ufficialmente riconosciuti, nonostante i numerosi tentativi della comunità di ottenere una legittimazione legale. Nel periodo tra il 2017 e il 2020, sono state intentate 43 cause legali, ma solo 27 di queste hanno portato a sentenze favorevoli. Purtroppo, lo Stato ha presentato ricorsi contro queste decisioni, impedendo l’attuazione di sentenze che riconoscevano i matrimoni Bahá’í.
Una situazione particolarmente grave si è verificata per le coppie che, dopo aver ottenuto un verdetto positivo nel 2017, hanno visto il loro stato civile tornare a “celibe” o “nubile” al momento del rinnovo nel 2022. I funzionari dell’ufficio dello Stato civile hanno affermato che il Ministero dell’Interno aveva ordinato di non rilasciare documenti ufficiali con lo stato civile coniugato per coloro che hanno un trattino nel campo religione.
Conseguenze della mancata registrazione
La mancata registrazione dei matrimoni ha conseguenze devastanti per le famiglie Bahá’í. I bambini nati da queste unioni non possono ottenere certificati di nascita, il che rende impossibile iscriverli a scuola o accedere a servizi sanitari. Ci sono stati casi in cui il Ministero della Salute ha rifiutato di fornire vaccini a bambini Bahá’í, poiché non avevano certificati di nascita ufficiali.
Inoltre, la mancanza di riconoscimento legale impedisce ai coniugi di accedere ai diritti di eredità e pensione, creando un clima di incertezza economica e sociale per le famiglie. È una situazione che richiede l’attenzione urgente delle autorità italiane e internazionali.
Sepoltura Bahá’í
Un’altra questione cruciale per la comunità Bahá’í in Egitto è il diritto alla sepoltura. Attualmente, i Bahá’í non possono essere sepolti nei cimiteri musulmani e hanno accesso limitato a un unico terreno di sepoltura in tutto il paese. Nel 1960, il governo confiscò diversi cimiteri Bahá’í e da allora ha rifiutato di assegnare nuovi appezzamenti di terreno, costringendo i Bahá’í a percorrere lunghe distanze per i funerali.
Le leggi Bahá’í richiedono che i defunti siano sepolti a non più di un’ora di distanza dal luogo del decesso, ma questa normativa non può essere rispettata data la mancanza di terreni disponibili. Le cause legali intentate dalla comunità per ottenere l’assegnazione di terreni sono state sistematicamente respinte dalle autorità, in particolare a causa delle raccomandazioni dell’istituzione religiosa di Al-Azhar.
Raccomandazioni di Al-Azhar
Il gran imam di Al-Azhar ha dichiarato che non è permesso assegnare terreni per la sepoltura di defunti Bahá’í, poiché ciò potrebbe portare a ulteriori discriminazioni. Questa posizione evidenzia l’influenza pervasiva di Al-Azhar sulle politiche statali, contribuendo a una situazione di isolamento e marginalizzazione per la comunità Bahá’í.
La negazione del diritto a una degna sepoltura è una violazione dei diritti umani fondamentali e dimostra come le autorità egiziane continuino a ignorare le esigenze della comunità Bahá’í. È essenziale che la comunità internazionale faccia pressione affinché questi diritti vengano riconosciuti e rispettati.
Molestie e discriminazioni agenzie governative
I Bahá’í in Egitto affrontano gravi discriminazioni e molestie da parte delle agenzie governative, in particolare quelle legate alla sicurezza nazionale. I membri della comunità sono regolarmente interrogati e affrontano restrizioni nei movimenti e nella libertà di associazione. Inoltre, le autorità hanno chiuso progetti sociali e umanitari, come una scuola per bambini svantaggiati, sostenuti dalla comunità Bahá’í.
Le agenzie di sicurezza bloccano le richieste indirizzate ai ministeri e ostacolano l’accesso ai servizi. Negli ultimi mesi, si è registrato un aumento della sorveglianza sulle attività della comunità, con convocazioni di rappresentanti presso gli uffici di sicurezza. Durante questi incontri, i funzionari hanno dichiarato che le discriminazioni sistematiche nei confronti dei Bahá’í sono una questione di politica statale.
Clima di paura e incertezza
Queste condizioni hanno creato un clima di paura e incertezza, con intimidazioni e minacce di ritorsione verso le famiglie dei Bahá’í. La comunità vive in una costante vulnerabilità, con un crescente impoverimento sociale ed economico. È fondamentale che l’attenzione da parte delle istituzioni italiane e internazionali continui a essere diretta verso queste ingiustizie.
La lotta per i diritti dei Bahá’í in Egitto richiede un impegno collettivo per garantire che la dignità e i diritti di ogni individuo siano rispettati, indipendentemente dalla fede religiosa.
Ruolo dell’Italia e conclusioni
Il ruolo dell’Italia nella promozione dei diritti umani è cruciale. L’Italia può fungere da faro di giustizia, sostenendo le comunità vulnerabili come quella Bahá’í in Egitto. È fondamentale che il governo italiano sollevi il tema dei diritti dei Bahá’í nelle interazioni bilaterali con l’Egitto e chieda azioni concrete per migliorare la loro situazione.
La comunità Bahá’í merita di essere ascoltata e supportata nella sua lotta per la dignità e la libertà. Denunciare le violazioni dei diritti umani e sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale è essenziale per fare pressione sul governo egiziano affinché rispetti i diritti fondamentali di tutti i suoi cittadini.
Intervento della Senatrice Cinzia Pellegrino
La Senatrice Cinzia Pellegrino ha evidenziato l’importanza di mantenere alta l’attenzione sulla situazione dei Bahá’í in Egitto. Ha sottolineato come la questione dei diritti umani sia un tema trasversale che richiede un impegno bipartisan. La senatrice ha esortato a continuare a monitorare le violazioni e a sostenere le comunità perseguitate.
Il suo intervento ha messo in evidenza il bisogno di un’azione concertata da parte della comunità internazionale per garantire che le ingiustizie non vengano dimenticate e che venga rispettato il diritto alla libertà religiosa. La senatrice ha espresso il suo sostegno alla comunità Bahá’í e ha ribadito l’importanza di un dialogo costante per affrontare le problematiche che affliggono queste comunità.

La Senatrice Cinzia Pellegrino interviene durante l’audizione presso la Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato italiano, sottolineando l’urgenza di proteggere i diritti della comunità bahá’í in Egitto – 6 marzo 2025
Intervento del Senatore Luigi Spagnolli
Il Senatore Luigi Spagnolli ha aperto il suo intervento esprimendo soddisfazione per l’audizione, sottolineando l’importanza cruciale di affrontare la situazione dei bahá’í in Egitto. Ha evidenziato come questo incontro rappresenti una piattaforma per discutere non solo le ingiustizie subite dalla comunità, ma anche per valutare le future azioni da intraprendere. Il senatore ha fatto riferimento al dialogo interreligioso come un elemento fondamentale per costruire ponti e promuovere la comprensione reciproca.
Spagnolli ha posto l’accento sull’apertura della Fede Bahá’í al dialogo, sottolineando come questa religione, a differenza di altre, non si rinchiuda in una nicchia, ma si sforzi di interagire con tutte le confessioni. Ha chiesto chiarimenti riguardo a eventuali intese tra il governo italiano e la comunità bahá’í, esprimendo il desiderio di vedere progressi concreti in questo ambito.

Il Senatore Luigi Spagnolli durante il suo intervento alla Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, esprimendo sostegno al dialogo interreligioso e alla causa della comunità bahá’í perseguitata in Egitto – 6 marzo 2025
Intervento della Senatrice Elena Testor
La Senatrice Elena Testor ha preso la parola per ringraziare i relatori e ha condiviso la sua preoccupazione per il trattamento iniquo riservato ai bahá’í. Ha espresso incredulità di fronte ai metodi vili con cui vengono trattate le comunità che desiderano convivere pacificamente. La sua testimonianza ha messo in luce la necessità di un intervento decisivo da parte della Commissione per i Diritti Umani, al fine di porre rimedio a queste ingiustizie.
La senatrice ha ribadito l’importanza di rendere pubbliche queste problematiche e di utilizzare la propria posizione per supportare le comunità vulnerabili. Ha invitato i membri della commissione a considerare come possano contribuire attivamente alla causa dei bahá’í, sottolineando l’urgenza di intervenire per garantire i diritti fondamentali.

La Senatrice Elena Testor durante il suo intervento presso la Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato, chiedendo azioni concrete per difendere i bahá’í perseguitati in Egitto – 6 marzo 2025
Risposte e conclusioni
In risposta agli interventi del Senatore Spagnolli e della Senatrice Testor, la dottoressa Céline Gherardini e il dottor Alessandro Benedetti hanno condiviso la loro gratitudine per l’attenzione dedicata alla situazione dei bahá’í. Hanno sottolineato l’importanza di continuare a far luce su queste ingiustizie, che non colpiscono solo i bahá’í, ma rappresentano un tema più ampio di diritti umani. Hanno evidenziato il clima di odio e persecuzione che ha caratterizzato la comunità bahá’í in Iran e come questo si stia espandendo anche ad altre parti della società.
Inoltre, hanno discusso le possibilità di collaborare con il governo italiano per raggiungere intese che possano migliorare la situazione dei bahá’í in Egitto. Hanno espresso la speranza che l’Italia possa svolgere un ruolo attivo nel portare avanti questi temi nelle interazioni internazionali, specialmente nei contesti di assistenza macrofinanziaria, dove il rispetto dei diritti umani deve essere una condizione fondamentale.