Questo articolo prende spunto dalla registrazione dell’incontro con l’Ing. Giuseppe Robiati, svoltosi il 6 ottobre 2022 e organizzato dal gruppo di volontari bahá’í con cadenza regola, le registrazioni degli incontri sono disponibili su YouTube.
La conferenza tratta il tema dei diritti delle donne in Iran, esplorando la storia, le lotte e la visione spirituale bahá’í legata alla libertà femminile. La registrazione completa è disponibile online su YouTube. Già nei primi minuti della conferenza, Robiati sottolinea come le donne – pur costituendo il 52 % della popolazione mondiale – continuino a incontrare barriere in politica, economia e società, anche nei Paesi che vantano formalmente la parità di diritti.
Nel corpo dell’articolo ripercorriamo il contesto autoritario della Persia ottocentesca, con il monopolio educativo del clero e il sistema di potere dello Scià; presentiamo il messaggio rivoluzionario del Báb e i suoi quattro principi guida, dall’unità di Dio alla parità dei diritti; raccontiamo la vita coraggiosa di Tahirih, la poetessa che nel 1848 tolse il velo a Badasht reclamando libertà e uguaglianza; e descriviamo l’eredità di Bahá’u’lláh, esiliato ad ’Akká, che nelle sue opere ha ampliato quell’orizzonte verso un’unità mondiale e una cittadinanza globale. Infine, offriamo uno sguardo alla condizione odierna delle donne in Iran e in Occidente e proponiamo spunti per tradurre i principi bahá’í in azioni concrete a favore della parità di genere.
Introduzione: Le donne come maggioranza silenziosa e protagonista del cambiamento
Le donne rappresentano il 52% della popolazione mondiale, una maggioranza che spesso rimane invisibile nelle dinamiche di potere politico, economico e sociale. Anche in Occidente, dove si presume che le donne godano di libertà e parità, persistono discriminazioni e barriere che le relegano a ruoli subordinati in molti ambiti importanti. In Paesi come l’Iran, la lotta per i diritti delle donne in Iran assume una dimensione urgente e drammatica, ma è anche radicata in una lunga storia di coraggio e riforme spirituali.
In questa prospettiva, il nostro viaggio parte da una figura storica fondamentale: Tahirih, la prima donna che nel XIX secolo ha incarnato la lotta per la libertà femminile in Persia (oggi Iran), in un contesto di imperi assolutistici e sistemi oppressivi.
Il contesto storico: L’Ottocento e gli imperi assolutisti
Per comprendere la portata delle conquiste e delle sfide delle donne iraniane, è necessario tornare all’Ottocento, un’epoca dominata da grandi imperi autoritari:
- Impero francese di Napoleone III
 - Impero prussiano di Guglielmo I
 - Impero austro-ungarico di Francesco Giuseppe
 - Impero britannico sotto la regina Vittoria
 - Impero russo di Alessandro II
 - Impero ottomano con il sultano e califfo
 - Impero persiano governato dallo Scià
 
Questi imperi, ad eccezione del Regno Unito, erano regni assolutistici, dove il potere era concentrato nelle mani di un sovrano che dettava legge senza tribunali indipendenti o diritti civili. La Persia, in particolare, era governata dallo Scià in modo dittatoriale, con un controllo capillare sulle province affidate ai figli del sovrano.
La condizione delle donne nella Persia dell’Ottocento
Le donne erano considerate meno di proprietà mobiliari, senza diritti né educazione. Dovevano uscire coperte e accompagnate, erano escluse dalla vita pubblica e sociale, e non avevano voce in famiglia o nella società. L’educazione era monopolio del clero islamico, che manteneva la popolazione nell’ignoranza. L’economia era dominata da un sistema di tangenti pervasive, detto “Masakill”, che rendeva impossibile la mobilità sociale.
In questo contesto, le donne potevano solo avere figli: le femmine rimanevano nell’ambito familiare mentre i maschi venivano inviati a studiare l’Islam nelle scuole coraniche.

Molto più dei diritti visibili: un iceberg simbolico sulle radici storiche e sistemiche della disuguaglianza di genere.
La nascita di un movimento di riforma: Il Bab e il suo messaggio rivoluzionario
Il 23 maggio 1844 segna una data storica: un giovane persiano di 25 anni, noto come il Bab (la Porta), inizia una predicazione che punta a un cambiamento completo, morale, civile, economico e spirituale della Persia. Il suo messaggio sfida il sistema politico e religioso assolutista, promuovendo una nuova visione di unità e progresso umano.
Il movimento del Bab cresce rapidamente, ma lo Stato reagisce con feroci persecuzioni: il Bab viene fucilato nel 1850 e circa 20.000 discepoli vengono uccisi. Tra i discepoli, 19 furono chiamati “Lettere del Vivente” perché portavano la trasformazione sociale in vita, e tra questi c’era una donna straordinaria, Tahirih, la protagonista della nostra storia.
Tahirih: la donna che sfidò il sistema
Nata nel 1817 in una famiglia benestante di Qazvin, Tahirih (all’anagrafe Fatimah Baraghani) ricevette un’educazione nascosta ma profonda, studiando filosofia, poesia e religione. Suo padre, un dottore della legge islamica, le permise di partecipare segretamente alle lezioni, un fatto straordinario per l’epoca.
Tahirih aderì con entusiasmo al movimento del Bab e divenne la sua portavoce più eloquente, scrivendo poesie e tenendo discorsi pubblici che scuotevano le fondamenta della Persia tradizionale. La sua presenza senza velo in una conferenza nel 1848 a Badasht fu uno shock per i partecipanti, tanto che alcuni cercarono di togliersi la vita per lo scandalo. Con coraggio, Tahirih proclamò la necessità della parità e della libertà delle donne, sfidando apertamente le autorità religiose e politiche.
I quattro principi fondamentali del movimento
Il messaggio di Tahirih e del Bab si fondava su quattro principi chiave, che combinavano spiritualità e riforma sociale:
- Unità di Dio: esiste un solo Dio per tutta l’umanità, oltre i nomi e le religioni.
 - Patto d’amore tra Dio e umanità: Dio invia maestri spirituali in epoche diverse per guidare il progresso morale e sociale.
 - Unità dell’umanità: la società evolve da famiglia a tribù, città, nazione, fino all’unità globale, mantenendo la diversità come un giardino di fiori con varie qualità e colori.
 - Parità dei diritti tra uomini e donne: un principio rivoluzionario che sfidava il sistema patriarcale e oppressivo della Persia e del mondo.
 
La sfida al sistema e il sacrificio di Tahirih
Il quarto principio, la parità di diritti, fu particolarmente sgradito alle autorità. Dopo la fucilazione del Bab, anche Tahirih fu condannata a morte con l’accusa di sovversione. Nel 1852, vestita da sposa e senza velo, simbolo della sua lotta per la libertà femminile, affrontò il boia con queste parole memorabili:
“Potete uccidermi quando volete, ma non potete fermare l’emancipazione delle donne.”
Questo gesto di coraggio e consapevolezza spirituale è ancora oggi un faro per le lotte per i diritti delle donne in Iran e nel mondo.

I fondamenti spirituali che hanno ispirato Tahirih e il movimento per i diritti delle donne in Iran.
Il lascito di Tahirih e la continuazione del movimento baha’i
Dopo la morte di Tahirih, il movimento del Bab proseguì con un altro leader, Bahá’u’lláh, che fu imprigionato e poi esiliato in varie città dell’Impero Ottomano, da Baghdad a Istanbul, fino ad Adrianopoli e infine nella prigione di Acca, in Palestina.
Durante la prigionia, Bahá’u’lláh scrisse testi fondamentali che proclamavano l’unità del genere umano, l’uguaglianza tra uomini e donne, e la necessità di un governo mondiale che superi le divisioni nazionali.
Un messaggio di unità mondiale e cittadinanza globale
Bahá’u’lláh affermò un concetto straordinariamente moderno e rivoluzionario per il XIX secolo:
La terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini.
Bahá’u’lláh
Questo principio sfida le barriere nazionali, etniche e religiose, invitando a una cittadinanza globale e a un mondo unito nella diversità, proprio come i fiori di un giardino che condividono la stessa terra e lo stesso giardiniere.
La situazione attuale dei diritti delle donne in Iran e nel mondo
Nonostante i progressi, la realtà delle donne in Iran e nel mondo rimane complessa. Molte donne continuano a subire discriminazioni, violenze e limitazioni nei loro diritti fondamentali. Anche in paesi occidentali, come l’Italia, persistono disparità significative, ad esempio nel mondo economico dove le donne sono spesso sotto-rappresentate nei consigli di amministrazione, e le quote rosa vengono viste più come obblighi formali che come riconoscimento delle capacità femminili.
Il ruolo degli uomini e delle famiglie nella parità di opportunità
Per costruire una società equa, è fondamentale che anche gli uomini assumano la responsabilità di promuovere la parità di opportunità, a partire dalla famiglia. Una regola fondamentale dettata dal movimento bahá’í sottolinea che, in caso di difficoltà economiche, la priorità allo studio deve essere data alla femmina, poiché sarà lei la prima educatrice di una nuova umanità.
Questa visione innovativa riconosce le qualità uniche delle donne, come la pazienza, la resilienza e la capacità di sacrificio, frutto dell’esperienza della maternità, e invita a valorizzarle per migliorare non solo la società globale ma anche la vita quotidiana delle nostre comunità.
Conclusione: Una visione bahá’í di speranza e azione per i diritti delle donne in Iran
La storia di Tahirih e del movimento bahá’í ci insegna che la lotta per i diritti delle donne in Iran è parte di un cammino spirituale e sociale profondo, che affonda le radici in valori di unità, giustizia e progresso umano. Il sacrificio di Tahirih non è stato vano: è una bandiera che illumina la strada verso un futuro in cui le donne possono finalmente esercitare pienamente i loro diritti e contribuire alla costruzione di un mondo migliore.
La visione bahá’í sottolinea che la libertà e l’uguaglianza delle donne sono essenziali per il progresso dell’umanità intera. Solo riconoscendo il valore e i diritti di metà della popolazione mondiale si potrà realizzare una società armoniosa e prospera.
Invito tutti a riflettere su queste tematiche e ad approfondire la conoscenza guardando la registrazione della conferenza di Giuseppe Robiati disponibile su YouTube. Solo attraverso la consapevolezza e l’azione condivisa potremo onorare il sacrificio di figure come Tahirih e costruire un futuro di libertà e dignità per tutte le donne.